TRITTICO DEL MARE

pizzi cannella

Dopo le mostre Tondo a Tunisi (1998), A quattro mani con Arcangelo (2000) e Cattedrale (2004), Piero Pizzi Cannella presenta negli spazi della OTTO Gallery un inedito ciclo di opere intitolato Trittico del mare.

Nelle tre opere pensate e progettate per gli spazi della galleria vediamo una fusione tra cielo, mare e terra, la stessa fusione che Pizzi Cannella aveva mostrato nel ciclo Bagno Turco dei primi anni Novanta. Infatti, nelle tele definibili scenografiche per le grandi dimensioni, Pizzi Cannella dipinge uno sfondo molto inquieto per la profonda lavorazione che fa sì che l’azzurro non risulti mai uguale. La tela a tratti è lasciata grezza, a tratti è coperta dall’olio molto liquido steso con la tipica pennellata essenziale ma a volte impulsiva dell’artista. In questo procedimento la materia stessa si fa scrittura, ideogramma di luce, riflesso di una dilatazione spazio-temporale che trascende e soverchia qualsiasi intento narrativo in favore di una sospensione visiva e distintiva, generata da brani susseguenti e sovrapposti, di velature e trasparenze, stratificazioni e cancellazioni, affermazioni e segreti.

In primo piano sono le sedie, le anfore e le conchiglie, soggetti facenti parte dell’universo artistico che Pizzi Cannella dipinge in uno spazio apparentemente senza prospettiva. Questi soggetti del vissuto quotidiano denaturati del loro significato, sono i protagonisti di un’avventura letteraria scritta in una realtà immaginifica, poeticamente sussurrata, affiorata sulla superficie per frammenti d’immagini, bagliori coloristici, evocazioni simboliche.

In prima sala sarà esposto Vivere al mare in cui le tre sedie presenti in primo piano diventano l’architettura del quadro, unico punto di riferimento nella vacuità di uno sfondo rappresentante cielo e mare che si compenetrano nella quiete liquida di un colore volutamente sporco. La seconda sala ospita Libeccio a maestrale. Le conchiglie che, come dice Mallarmè, hanno per unico abitante “l’inanità sonora” testimone per sempre dell’assenza del mare (cit. Jean-Pascal Léger), si liberano nell’ampiezza della tela, tra mare e cielo, confondendoci sempre più sulla natura dei due elementi. Nella terza sala I vasi dei pesci dell’isola presenta diverse anfore che sullo stesso piano galleggiano tra mare e cielo. Le anfore, come i vestiti, le sedie, le collane, i lampadari o i ventagli, rappresentano oggetti o luoghi di allusione a presenze e realtà solo intuite, accennate, suggerite, presenze che sfruttano la propria impalpabilità per affermare una sorprendente dimensione spirituale.

Schermata 2015-11-03 alle 12.22.59