OTTO: 3
marco di giovanni, andrea facco, beatrice pasquali
Tre giovani artisti, Marco Di Giovanni (Teramo 1976), Andrea Facco (Verona, 1973) e Beatrice Pasquali (Verona, 1973) invadono le tre stanze della OTTO Gallery e giocano mischiando le loro opere senza suddividersi gli spazi, interagendo in un confronto decisamente interessante.
Tre modi di lavorare a livello formale e tecnico differenti, ma una ricerca, comune nell’opera di tutti e tre, dal sapore concettuale, incentrata sull’indagine del reale, sulla curiosità ad andare oltre il visibile: l’anatomia di un corpo o di una cellula osservata al microscopio, di un condotto in ferro abbandonato e ormai inutilizzato, piuttosto che la realtà delle immagini mediatiche rilette in frammenti e ricostruite in uno spazio dove l’oggetto/soggetto si dispone a imprevedibili e diverse possibilità di lettura.
In mostra i tubi arrugginiti di Marco di Giovanni che tramite un sistema di lenti e specchi immette lo spettatore in una dimensione fisica altra, speculare e ribaltata rispetto a quella che si vive. Anche il lavoro pittorico di Andrea Facco sembra concepito come una visione lenticolare della realtà, frammentata, riletta e ricostruita su un altro piano di possibilità, dato da immagini dentro immagini di uno stesso vissuto da diverse prospettive, in relazione comunque con l’insieme.
Il grado di oggettività sembra dunque perdersi in visioni in cui i dati fisici del reale, il grande e il piccolo, il lontano e il vicino, si confondono per raccontare un’altra storia.
L’opera scultorea di Beatrice Pasquali, realizzata in ceramica invetriata o gomma, è un’indagine intorno al corpo, all’anatomia umana, studiata e sezionata, catalogata e poi esposta in sculture che sembrano tavole sinottiche, o manichini da scuola di chirurgia. Sono opere affascinanti, che ricostruiscono e danno forma a un mondo dai confini circoscritti dal cuscino su cui poggiano le“veneri” o dal tappeto in cui si muovono “i passi dell’artista”. Un reale sezionato e osservato nell’ottica dello scienziato e ricostruito da Beatrice Pasquali in opere plastiche capaci di ribaltarne il senso primo, scoprendo altre opportunità di visione e comprensione.