SOMETHING FILLED UP MY HEART WITH NOTHING
vera portatadino
con un testo di Sofia Silva
Dopo la collettiva Tetraedro (2021), con la mostra Something Filled Up My Heart With Nothing Vera Portatadino inaugura la sua prima personale alla OTTO Gallery di Bologna.
Citando nel titolo l’incipit del brano “Wake Up” della band canadese Arcade Fire, Vera suggerisce l’atmosfera disincantata che permea la sua opera più recente, ricca di riflessioni e preoccupazioni ecologiche.
Considerando i concetti di figurazione e astrazione come categorie inefficaci applicate al suo lavoro, Vera Portatadino situa la sua pratica nell’ambito dell’anti-narrazione. I suoi dipinti evocano invece di illustrare, suggeriscono invece di spiegare, permettendo alla grammatica della pittura di diventare essa stessa oggetto di studio.
“L’odierna opera pittorica di Vera Portatadino si regge su una paratassi che definisco bizantina. Ogni quadro è una tabula che a livello immaginifico può essere sostituita dall’area di un rudimentale telaio da tessitura. Gli strati di pittura, ovvero i fili della composizione, sono tirati uno a uno da Vera, alcuni in senso longitudinale, altri in senso trasversale, proprio come nell’imbastimento di trama e ordito. Quella che sembra solo una parentesi tecnica è in realtà consustanziale all’opera di Vera, perché la sua è un’opera semplice, paratattica appunto, ricca di dettagli ma priva di mistificazioni”. (dal testo Prima Vera Nuova di Sofia Silva)
La mostra si snoda tra tele e tavole che suscitano domande sul nostro rapporto con il tempo, con la natura e la vita contemplativa. Terre aride, prati fioriti e campiture colorate sono abitati da elementi botanici e organici e da fiamme, con cui fattezze umane si relazionano, indicando, curando o distruggendo.
“Nelle sue tele si incontrano numerosi simboli derivanti da iconografie antiche e archetipiche, la rosa ardente, il fiore dell’Apocalisse, il fuoco della rivelazione; Vera non usa i simboli in quanto tali, piuttosto s’imbatte in loro in maniera spontanea”. (Sofia Silva)
La ricerca teorica dell’artista si fonda sui concetti di bellezza, piacere e caducità, e sull’ossessione per il marginale, che esiste a prescindere dalla scena principale.
Vera Portatadino (Varese, 1984). Vive e lavora a Milano.
Ha studiato Arti Visive alla NABA, Milano, per poi trasferirsi a Londra, dove ha conseguito un Postgraduate Diploma e un Master in Fine Art, presso il Chelsea College of Art and Design di Londra. La sua ricerca è focalizzata sulla pittura. Nel 2014 ha fondato Yellow, www.yellowyellow.org, un progetto di ricerca sulla pittura contemporanea, con sede a Varese. Ha vinto il Premio Treviglio 2018 con l’opera Giallo di Marte e ha partecipato a diverse residenze, italiane ed estere.
Tra le esposizioni più recenti ricordiamo: Botticelli. Il suo tempo. E il nostro tempo, Museo Mart, Rovereto (2021); Tetraedro, Otto Gallery, Bologna (2021); Picture Palace, Transition Gallery, London (2020); Anima Alzati Apriti, solo show, Premio Treviglio (2019); Forme Uniche nella Continuità dello Spazio, Galleria Rizzuto, Palermo (2019); Stand By Me, Pelagica, Milan (2019); Premio Lissone 2018, Museo MAC di Lissone (2018); Supersymmetry, Strizzi, Colonia (2018). Il suo lavoro è parte di collezioni private e pubbliche, come la collezione permanente del Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la collezione del Museo “Ernesto e Teresa Della Torre” di Treviglio.